Io intendo scultura, quella che si fa per forza di levare (...)
dalla lettera di Michelangelo Buonarroti a Benedetto Varchi, Roma 1547
Dei tre bacini estrattivi carraresi, Colonnata, Fantiscritti e Torano, quest'ultimo e quello che presenta il paesaggio con l'aspetto più "lunare", data la forte frantumazione di numerose sezioni della montagna. Da qui si estraggono alcune delle varietà di marmo più pregiate come lo statuario, lo statuario venato e il calacata. Attive fin dal 155 a.C. circa, queste cave hanno fornito nei secoli materiale per famose opere architettoniche e dato materia alle visioni di grandi artisti scultori. Il bacino, che attualmente conta una trentina di cave attive, è facilmente raggiungibile attraverso la via marmifera denominata Torano-Piastra, che dal ponte di Sponda, alle spalle del paese di Torano, si inerpica attraversando i resti dell' antica stazione ferroviaria di Ravaccione, quasi fino alla cava di Canalbianco, verso il crinale del monte Maggiore.
Dal punto di vista fotografico e dunque, inevitabilmente, anche estetico, mi sono interessato alla manipolazione che questo paesaggio ha subito e subisce, e di come esso riesca a mantenere una sua imponenza nonostante sia come un grosso animale ferito, spolpato delle sue viscere. Ennesimo esempio di come la mano dell'uomo possa modificare il paesaggio creandone una sorta di surrogato, simile all'originale ma non più tale. La vallata appare ad oggi completamente manipolata dalle intense attività estrattive che hanno nei secoli, ma soprattutto negli ultimi centocinquanta' anni, creato un paesaggio antropico "da sottrazione" che, se pur molto suggestivo, ad uno sguardo più attento rivela tutta la criticità di un' attività estrattiva sempre più intensa. La frase Michelangiolesca che da il titolo al libro mi è sembrata particolarmente adatta nel descrivere queste montagne, lavorate appunto "per forza di levare', proprio come le statue che dal loro marmo vengono create.